Nati nel 1991 ...
STORIA
La Società “ A.S.D.-U.C.L.A 1991” nasce nell’anno 1991 in Laigueglia (SV), località in cui il ciclismo gode da sempre di un’attenzione particolare.
La società, inizialmente composta da pochi appassionati, con il passare degli anni ha aumentato progressivamente il numero dei soci. Attualmente il numero complessivo ha oltrepassato la soglia dei 130 tesserati.
Frà i tesserati di rilievo spicca il nome di ZANONI Bruno ex ciclista professionista che ha corso a cavallo degli anni “70-80” ed ha concluso la carriera indossando l’ultima mitica maglia nera del giro d’Italia. Eletto presidente della società, ha rivestito tale carica sino al 2011, dopodiché è subentrato il vulcanico SACCU Alessandro, mente e trascinatore del gruppo.
Al mitico Bruno ZANONI è stata assegnata la carica di “presidente onorario” a vita.
Sin dalla nascita la a.s.d. U.C.L.A. 1991 ha organizzato manifestazioni ciclistiche che con il passare degli anni hanno riscosso un crescente successo numerico e qualitativo.
Tra gli eventi organizzati spiccano per importanza la “settimana amatoriale di Laigueglia”; la gran fondo amatoriale strada denominata “pedalando con……” dedicata ogni edizione a glorie del ciclismo professionistico; la gran fondo di MTB giunta alla 20^ edizione e 4 gare Nazionali Cross Country Giovanili tra cui 2 prove di Coppa Italia , il GPX D’INVERNO oltre a tantissime altre gare riservate al settore giovani e giovanissimi.
Da alcuni anni la società ha rivolto l’attenzione all’attività “fuoristrada” ed in particolare al settore giovanile (ragazzi dai 6 ai 17 anni). Dall’impegno dei Maestri di Mountainbike e’ così cresciuto un agguerrito gruppo di bikers che partecipano alle competizioni locali, Regionali e Nazionali riscuotendo ottimi successi tra cui 4 titoli Italiani, 2 medaglie d’Argento e 6 medaglie di Bronzo .
Ma l’attività ciclistica del Team non si limita solo alla specialità “fuoristrada” nel gruppo è presente anche nutrito amatori .
La società da piu anni risulta premiata come società con il più alto numero di tesserati del comitato Regionale Ligure FCI.
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Il 6 novembre 2023 ci lasciava Bruno Zanoni,
l’ultima indimenticata maglia nera del Giro d’Italia.
BRUNO ZANONI
L’arcobaleno sotto la maglia nera
In ambito sportivo il nome di Bruno Zanoni (1952-2023) viene abitualmente associato a quello dell’ultima maglia nera del Giro d’Italia. In realtà la sua carriera, soprattutto nella prima parte, ci riconsegna un palmarès di tutto rispetto.
Già da esordiente si mise in luce con la maglia giallo-nera della società di casa, la S.C. Rota di Nembro. Ancor più lusinghiero fu poi il biennio trascorso da allievo nelle file del Pedale Sportivo Trevigliese. In quel periodo accadeva sovente che tagliasse il traguardo in perfetta solitudine, a braccia alzate. In particolare, grazie al suo apporto determinante la squadra biancazzurra di Treviglio nel 1969 vinse la prestigiosa Coppa Adriana (Trofeo Same), che all’epoca assegnava il Campionato italiano cronosquadre allievi.
Nel 1970 Bruno divenne dilettante di terza serie con il G.S. Pellegrini di Ranica. Gli fu sufficiente un anno per raggiungere il punteggio necessario al salto di categoria (dilettante di seconda serie nel 1971). Pur richiesto da alcune tra le più forti società dilettantistiche lombarde, rimase fedele al G.S. Pellegrini, entrando ben presto a far parte dei dilettanti di prima serie.
L’ultimo anno di categoria (1973) fu quello della sua consacrazione sportiva. Oltre a numerose vittorie, conseguì ottimi piazzamenti in gare di grande rilievo. Su tutti, la vittoria nel Campionato italiano di inseguimento su pista a squadre e il terzo posto al Piccolo Giro di Lombardia. Al termine di quell’annata si ritrovò addirittura al comando della graduatoria a punti stilata dal Comitato Regionale Lombardo della Federazione Ciclistica Italiana, sopravanzando niente meno che Gianbattista Baronchelli (unico corridore nella storia a vincere in quella stessa stagione Giro d’Italia per dilettanti e Tour de l’Avenir) (Brambilla A. Bruno Zanoni e quella passionaccia per la bicicletta. www.tuttobiciweb.it).
Considerato molto promettente grazie ai risultati ottenuti, nel 1974 Bruno passò tra i professionisti, alla corte della SCIC di Carlo Chiappano ed Ernesto Colnago. Tra i compagni di squadra, corridori del calibro di Franco Bitossi, Enrico Paolini e Gibì Baronchelli, di cui fu uno dei gregari più fidati. Nel corso della stagione si piazzò al 26° posto del Trofeo Laigueglia, al 7° della Sassari-Cagliari, al 2° della tappa Sanremo-Valenza e al 73° della classifica generale del Giro d’Italia, al 4° dell’ultima tappa Fislisbach-Olten e al 30° della classifica generale del Giro della Svizzera, al 13° del Giro del Friuli e, infine, al 4° del Trofeo Baracchi in coppia con Gaetano Baronchelli. E scusate se questo è poco, per un neoprofessionista di 22 anni.
Nel 1975 Bruno non riuscì a confermarsi agli stessi livelli dell’anno precedente, soprattutto perché perseguitato dalla sfortuna, che gli negherà anche la partecipazione al Giro d’Italia. Fu comunque 46° della classifica generale della Parigi-Nizza, 8° della Coppa Sabatini a Peccioli, 30° del Gran Premio Industria e Commercio a Prato, 22° della Milano-Torino e 27° del Giro del Veneto.
L’anno successivo cambiò società, passando alla G.B.C. che aveva Dino Zandegù in veste di direttore sportivo. Tra i risultati ottenuti nel 1976 vanno ricordati il 24° posto al Trofeo Laigueglia, l’8° alla Sassari-Cagliari, il 25° al Trofeo Pantalica, il 24° alla Milano-Vignola, il 26° al Giro di Toscana, il 20° al Gran Premio Montelupo e il 4° al Trofeo Baracchi in coppia con Pietro Algeri. In più, quell’anno venne convocato dal commissario tecnico Vanni Pettenella per i mondiali di inseguimento individuale su pista che si svolsero al Velodromo degli Ulivi di Monteroni di Lecce. Si fece onore, qualificandosi con un ottimo tempo agli ottavi di finale. Il meccanismo degli abbinamenti lo mise di fronte a Francesco Moser, che di quella rassegna iridata fu l’assoluto dominatore. Il piazzamento finale di Bruno fu un più che dignitoso 7° posto.
Nel 1977, sempre tra le file della G.B.C., arrivò 30° al Trofeo Laigueglia, 29° nella classifica generale del Giro del Belgio, 10° al Giro di Romagna, 14° sia al Giro di Toscana che al Giro dell’Appennino, 27° al Campionato Italiano su strada di Sorrento, 24° al Gran Premio Industria e Artigianato di Larciano, 22° al Gran Premio Montelupo, 12° alla Coppa Agostoni, 19° alla Coppa Bernocchi e 16° al Giro del Friuli.
L’anno seguente indossò la maglia della Mecap-Selle Italia, che di fatto assorbì in toto l’organico della dimissionaria G.B.C. In quel 1978 Bruno scrisse la pagina più fulgida della sua carriera sportiva, tagliando solitario il traguardo della prima frazione dell’11a tappa del Giro d’Italia, la Terni-Assisi, in cui precedette il talentuoso Roberto Visentini. Chiuse quel Giro al 59° posto. Si classificò inoltre in 22a posizione alla Milano-Vignola, in 12a al Gran Premio Industria e Artigianato di Larciano e in 20a al Giro dell’Appennino.
Nel 1979 il passaggio alla CBM Fast-Gaggia di Italo Zilioli. Tra i risultati di quell’anno spicca in primo luogo un eccellente 25° posto in una classica monumento, la Milano-Sanremo. Bruno fu poi 6° nella classifica generale del Giro di Puglia (prevedeva 4 tappe complessive), 9° sia al Gran Premio Industria e Artigianato di Larciano che al Giro di Toscana, 17° alla Gran Fondo Milano-Roma (chiamata anche La Seicento perchè si sviluppava lungo un percorso di 670 km, per circa 19 ore di gara!) e infine 7° al Trofeo Baracchi, di nuovo in coppia con Pietro Algeri.
Una parantesi a sé merita poi la partecipazione di Bruno alla 62a edizione del Giro d’Italia. Si partiva da Firenze e in una delle prime tappe, al Sud, gli capitò di cadere piuttosto rovinosamente. Resistette con grande carattere e dopo qualche giorno ritrovò una condizione accettabile. Si scoprì quasi per caso fanalino di coda e per convenienza scelse caparbiamente di restarci sino alla fine. Quell’anno, infatti, veniva assegnata per l’ultima volta la maglia nera (era stata reintrodotta nel 1967, in occasione della 50a edizione del Giro). Il premio in palio era certamente molto meno sostanzioso rispetto a quello che nel dopoguerra vide sorgere epiche rivalità, come quella storica tra Lugi Malabrocca e Sante Carollo (in questo caso era addirittura superiore a quanto spettava al sesto della classifica generale). Restava tuttavia un traguardo ambito, anche solo per il fatto che garantiva al vincitore la partecipazione a numerosi circuiti ad ingaggio post-giro. Bruno se l’aggiudicò, chiudendo al 111° posto, a 3 ore dal primo classificato Beppe Saronni. Ancora non lo sapeva, ma quel simbolo in qualche modo gli avrebbe cambiato il destino.
A fine stagione appese la bici al chiodo, anzitempo. Conobbe Iussi, l’amore di una vita, mise su famiglia e si trasferì in riviera, a Laigueglia. Iussi è figlia di un imprenditore alberghiero e nell’attività di famiglia si rese indispensabile anche il contributo di Bruno, che chiuse così col ciclismo agonistico a soli 27 anni, un’età in cui uno sportivo normalmente raggiunge la piena maturità ed è in grado di esprimere il massimo delle sue potenzialità.
È ora interessante (o sorprendente?) notare che nella classifica generale di tutti i tempi (CyclingRanking.com), omogenea per ciclisti professionisti in attività nella sua stessa epoca, ritroviamo Bruno in 360a posizione con 964 punti PCS, su un totale di 1465 atleti in graduatoria. In sostanza, egli si lasciò alle spalle più di millecento rivali. Posizione niente male per una “maglia nera”, verrebbe da dire, a fronte, oltre tutto, di una carriera conclusa con tanto anticipo.
E qui emerge, in modo inconfondibile, tutta la personalità di Bruno.
Manifestando sempre grande umiltà e autoironia, era infatti solito privilegiare il ricordo della maglia nera rispetto a quello della vittoria di una tappa al Giro d’Italia (e quanti ciclisti molto più quotati di lui non sono mai riusciti a coronare questo traguardo: su tutti, Franco Balmamion, che di Giri ne vinse addirittura due).
Ma anzi, al riguardo Bruno rincarava la dose, sostenendo che l’impresa di Assisi avvenne solo per intercessione di un Santo protettore del posto! E via con altri aneddoti, del tipo: “I giornalisti mi intervistavano al ritrovo di partenza, anche perché certe volte, quando arrivavo io, loro stavano già finendo di scrivere l’articolo!” (Pastonesi M. Spingi me sennò bestemmio. Ediciclo Ed., 2018). Oppure: “La maglia nera? Una dimostrazione d’amore per la bicicletta, per il ciclismo. Hai pedalato per più tempo degli altri, vuol dire che ti sei divertito di più!” (Battistuzzi G. In memoria di Bruno Zanoni. girodiruota.com, nov. 2023). E ancora: “Io sono nato per essere maglia nera. A scuola ero l’ultimo dell’alfabeto e in bici l’ultimo della classifica. Il mio destino era già segnato!” (www.ivg.it, nov. 2023).
E poi il senso dell’amicizia. Bruno credeva fermamente nei valori dell’amicizia e riponeva sempre e comunque grande fiducia verso il prossimo. Ideali di comportamento e di vita ai quali rimase perennemente fedele. Si fidava degli amici e per loro in cambio dava tutto se stesso. Così come da gregario. “Ero un buon corridore, ma accanto a me avevo corridori più forti. E quando è così devi essere onesto con te stesso e votarti alla causa altrui. Perché in fondo è giusto così, così insegna il ciclismo.” (Battistuzzi G. In memoria di Bruno Zanoni. girodiruota.com, nov. 2023).
Era felice se intorno a sé vedeva volti contenti, principio che da subito cercò di trasferire al suo modo di intendere l’attività lavorativa alberghiera. Faceva di tutto per mettere l’ospite a suo agio, a volte anche accettando di svolgere mansioni secondarie, che di certo esulano dalle competenze di un maître di sala. Grazie alla sua spiccata empatia divenne ben presto l’insostituibile anima (e animatore) dell’Hotel Splendid, arrivando ad improvvisarsi cantante e vero showman, pur di intrattenere e gratificare i propri clienti. E quanti personaggi del mondo dello sport (e non solo) hanno soggiornato allo Splendid e proprio grazie a lui hanno avuto modo di apprezzare il fascino di una località che magari non conoscevano! Grandi campioni e comprimari. Senza distinzioni, a tutti Bruno riservava sempre lo stesso trattamento: il suo sorriso, la sua coinvolgente simpatia e un’accoglienza di tutto riguardo. Imparò ad amare, dando il meglio di sé, questa nuova professione, che gli dava visibilità e la possibilità di mantenere buoni contatti col mondo del ciclismo.
E così, durante i lunghi mesi invernali, che segnavano la temporanea interruzione degli impegni alberghieri, lo ritroviamo in prima linea ad organizzare avvenimenti di notevole richiamo. In primo luogo, ovviamente, il Trofeo Laigueglia, che per anni egli condusse con grande competenza e passione, avendone anche raccolto il testimone dall’indimenticabile ideatore e patron Pino Villa.
Ma Bruno era sempre pieno di entusiasmo e nuove idee. Non riusciva a stare con le mani in mano e, men che meno, senza ciclismo. Fu così che nel 1999, con lo scopo di favorire la promozione turistica nei primi mesi dell’anno, ideò ed organizzò la Granfondo Internazionale Laigueglia, che da subito si rivelò un’intuizione ed un successo straordinari. In pochi anni divenne infatti il primo importante appuntamento della stagione ciclistica amatoriale, in grado di richiamare nell’incantevole Baia del Sole migliaia e migliaia di sportivi. Si raggiunsero cifre da capogiro, con oltre 4000 iscritti in una sola edizione e dinamiche organizzative sempre più complesse. Di necessità, Bruno si vide costretto a scegliere fra Trofeo e Granfondo e in questo caso, un po' per volta, lasciò da parte il primo dei due impegni. Avviò viceversa proficui contatti con Vittorio Mevio, titolare del Gruppo Sportivo Alpi Sondrio, e a partire dal 2008 si potè avvalere di questo insostituibile aiuto, in funzione di una manifestazione sempre più competitiva ed attraente.
Due anni dopo, nell’edizione 2010 della Granfondo, per festeggiare Bruno tutti i partecipanti corsero con la sua storica maglia nera. Per la precisione, venne ideata una maglia nero e bianca, griffata con la scritta Fast-Gaggia. Anche qui Bruno non perse l’occasione per scherzarci un po' su: “Ho voluto mettere un po' di bianco, ho voluto essere un po' scaramantico, perché con tutto quel nero (se pensiamo a duemila persone tutte nere) la cosa mi sembrava un po' «funeralesca»!” (You Tube; Bike Show Tv, Granfondo Laigueglia – 2^ parte).
Altra creatura di Bruno è il Muretto dei Ciclisti, che fa bella mostra di sé a Laigueglia in via Mazzini. Fu realizzato per iniziativa dell’UCLA1991 (Unione Ciclistica Laigueglia). Ricordiamo che di questa Associazione sportiva dilettantistica Bruno era il Presidente onorario a vita, dopo esserne stato il titolare dall’anno della fondazione (1991) sino al 2011. Con l’attuale Presidente in carica, Alessandro Saccu, circa vent’anni fa egli decise di ideare un muretto riservato ai Ciclisti, sul modello di quello di Alassio, dedicato agli Artisti. L’intendimento iniziale prevedeva di ricordare i grandi atleti che nel corso degli anni hanno onorato Laigueglia con la loro presenza e la loro partecipazione, sia ad eventi agonistici su strada che in mountain bike. Gradualmente vennero poi inseriti anche grandi nomi del passato e molti altri ancora. Il numero delle tipiche piastrelle ovali colorate è cresciuto fin quasi a saturare l’intera superficie di destinazione. La stima aggiornata è prossima ad una cifra di circa 300 firme autografe. A breve il muretto potrà fregiarsi anche di quella dell’attuale incontrastato fenomeno del ciclismo mondiale Tadej Pogačar. È facile immaginare che Bruno ne sarà fiero e che questa new entry garantirà al muretto ancora maggior interesse.
E arriviamo all’ultima ispirazione di Bruno, quella di inventarsi una sfida canora tra campioni dello sport in nome della solidarietà. Un grande spettacolo con personaggi noti del mondo sportivo, uniti da un solo intento, quello di contribuire a raccogliere fondi per enti bisognosi, dai reparti di cura alle residenze assistenziali, dalle fondazioni di ricerca alle associazioni di volontariato. Proprio quelle iniziative per le quali Bruno si era costantemente prodigato.
L’idea venne condivisa e portata a compimento in collaborazione con l’amico Riccardo Magrini, mitico commentatore di ciclismo per Eurosport. Le prove generali si svolsero ad Andora nell’ottobre del 2018. L’evento venne chiamato provvisoriamente «Festival della Canzone Sportiva». Ebbe un lusinghiero successo e incoraggiò così gli organizzatori a programmare per l’anno seguente uno show molto più articolato ed ambizioso. Ci si trasferì a Sanremo, destinazione (nientemeno!) Ariston. La scelta del titolo definitivo cadde su «Canzoni & Campioni». Per Bruno un sogno che si avverava, soprattutto per il fine che si era posto, quello di andare in soccorso di chi tende una mano. Una regola che aveva appreso e fatto sua dai duri anni di professionismo, ricordate? “ … devi essere onesto con te stesso e votarti alla causa altrui. Perché in fondo è giusto così, così insegna il ciclismo.”
Appuntamento per tutti al 28 novembre 2019. E qui il destino sembra mettersi di traverso. A fine ottobre Bruno è impegnato al Velodromo Fausto Coppi di Ferrara in una prova su pista inusuale, quella del Record dell’ora al contrario, inserito nella terza edizione del Festival del Ciclista lento. Vi arriva tirato a lucido, dopo una preparazione meticolosa di qualche mese. Non fallisce l’impresa e migliora addirittura di 243 metri la prestazione precedente (appartenente a Gianbattista Baronchelli). Ma durante la notte Bruno ha un malore. Viene ricoverato d’urgenza all’Ospedale di Ferrara e il suo stato di salute desta preoccupazione. Una volta stabilizzate le condizioni cliniche, si programma il suo trasferimento all’Ospedale di Varese, specializzato per la particolare patologia in atto. Bruno viene sottoposto ad un delicato intervento chirurgico multidisciplinare, che risolve brillantemente la situazione. Prognosi sciolta. Ma oramai mancano meno di venti giorni all’evento sanremese e pare impensabile una sua partecipazione. I medici curanti gli impongono cautela, ma la sua camera sembra diventare quella di un centralinista e il suo cellulare si surriscalda. Bruno sfodera la tempra di gregario tenace dei tempi migliori (“Mola mìa!” ) e vince la partita, alla grande. Puntuale all’appuntamento del 28 novembre, è sul palco dell’Ariston per una serata trionfale da condividere con tanti amici.
Campioni & Canzoni riceve grandi apprezzamenti, anche da parte di addetti ai lavori del campo dello spettacolo. Possiede caratteristiche tali da garantire un grande potenziale di crescita. Sembra davvero sul punto di decollare, ma ecco all’orizzonte un’altra problematica sanitaria, questa volta non personale di Bruno, ma sociale, di emergenza pandemica. Si entra in lockdown prolungato, bocce ferme per tre anni, proprio sul più bello.
La sorte ha voltato le spalle a Bruno, dopo questa tegola, un’altra ancora. A fine marzo del 2021 si presenta alla sua porta una sgradita compagnìa, molto più subdola ed aggressiva della precedente. Si rendono necessari due interventi chirurgici e cure logoranti. Bruno affronta un percorso molto impegnativo e doloroso, ma non si perde d’animo. Nonostante tutto, mantiene la sua positività e continua a dimostrarsi ottimista. Il suo sorriso non si spegne. A un certo punto, è davvero convinto di essere rientrato in gruppo e festeggia a modo suo, con tanti amici attorno.
Ma le battute d’arresto si ripresentano, ineluttabili. E ogni volta Bruno riprende daccapo l’inseguimento, più determinato che mai. Cerca di voltar pagina e ha nel mirino la seconda edizione sanremese di Campioni & Canzoni, programmata per fine ottobre 2023. Tra mille difficoltà riesce a garantirsi la partecipazione di grandi personaggi, entusiasti di entrare a far parte della sua squadra. Trenta in totale, tra concorrenti, giurati e ospiti d’onore, tutti presenti a titolo gratuito. L’ultimo vero momento di gioia lo vive a luglio, in occasione della conferenza stampa di presentazione della manifestazione e delle riprese del relativo video promozionale ambientato a Sanremo.
Poi lo aspettano tre mesi crudeli, ingiusti al punto di costringerlo ad annullare all’ultimo momento un evento oramai in piena dirittura d’arrivo e già praticamente sold out.
Smette di combattere, si arrende e ripiega per sempre la sua amata maglia nera.
Cosa ci resta da dire? Solo un auspicio.
Quest’anno, in occasione di ogni passaggio da Laigueglia di una gara di ciclismo professionistico (Trofeo, Milano-Sanremo, tappa Acqui Terme-Andora del Giro), i telecronisti di RAI Sport ed Eurosport, dimostrando affetto e grande sensibilità, non hanno perso l’occasione per parlare di Bruno.
Ora, al di là dell’onda di emotività che la sua scomparsa ha sollevato, ci si augura che in analoga circostanza Laigueglia possa essere sempre ricordata, oltre che per le sue bellezze naturali, la doppia torre campanaria della splendida Chiesa barocca di San Matteo e l’omonimo Trofeo, anche per il suo indimenticabile concittadino che sotto la maglia nera nascondeva, per convinzione e discrezione, i colori dell’arcobaleno.
Quei colori che meglio non si potrebbero intuire, se non attraverso le parole con cui Marco Pastonesi ha voluto ricordare Bruno su Tuttobiciweb all’indomani della sua scomparsa:
“Aveva il senso della misura dettata dalla leggerezza, dalla precarietà, soprattutto da una gerarchia di valori che non erano ovviamente quelli del successo, della gloria e della fama, ma quelli della semplicità, della generosità e della disponibilità.”
Parole che tutti condividiamo e che racchiudono la sua vera essenza.
Valori che così bene sapeva custodire la sua ineguagliabile maglia nera.
Grazie, Bruno, per aver potuto esserti amico
Per sempre, chapeau, maglia nera
Fulvio